L’ultimo cronista

pistolaGli scocciava di essere chiamato sempre (negli ultimi periodi, solo) per eventi datati. Insomma per vicende antiche che solo una memoria storica poteva raccontare. In genere era un compito che per molto tempo ci siamo divisi, ma dopo il mio impegno sulle storie estere, era rimasto solo lui. L’ultimo vero cronista. Ma non fidava solo sulla memoria perché in realtà veniva sempre fuori la sua alta preparazione giudiziaria, seguendo l’addestramento che la nostra generazione ha ricevuto. Non riesco a trovare molte parole per parlare di lui perché Claudio Pistola è stato il mio compagno di banco per vent’anni. E non si dimenticano. Avevamo molte cose in comune, soprattutto una passione che purtroppo ormai si sta perdendo. Stamattina, al suo funerale, noi che gli abbiamo voluto bene sembravamo dei reduci del tempo passato, che non era il rimpianto per la gioventù perduta (è la vita) quanto per un mestiere che oggi stentiamo a riconoscere. E’ pazzesco, e molto doloroso, che ci si ritrovi sempre in queste occasioni e ogni volta ci ripromettiamo di incontrarci altrove. Pensate, proprio con Claudio l’ultima volta ci eravamo visti per i saluti estremi a Mauro Maurizi, lo straordinario occhio di tanti di noi. Devo ammetterlo: stavolta c’è stato non solo il dolore, ma anche un senso di angoscia personale. Pistola aveva solo tre mesi più di me: lui era andato in pensione a febbraio, io a maggio. Mi vengono i brividi a fare i conti. Lui se ne è andato all’improvviso, troppo presto. Ma entrambi abbiamo avuto almeno la fortuna di una carriera strepitosa in una stagione irripetibile e di uscire dall’azienda in tempo utile prima di essere azzerati. Sarà quel che sarà, tanto decide sempre Qualcuno molto più in alto di noi. Ciao mascalzone, tanto prima o poi ci rivedremo. Per parlare ancora di servizio pubblico. E magari anche della Lazietta.

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